La situazione politica nel Paese è molto grave. La scomparsa dei grandi partiti di massa ha portato ad un ventennio di progressiva instabilità che ha segnato la vita della Repubblica e che oggi potrebbe portare ad una affermazione della destra.
Le recenti vicende dimostrano che si stanno producendo effetti negativi anche sul processo di unità della sinistra a gran voce reclamato da milioni di elettori e a fatica avviato per la riottosità di qualche stato maggiore di partito della stessa sinistra.
Il 5 maggio e poi l' 8 e 9 dicembre 2007 hanno suscitato grandi aspettative nel popolo della sinistra, ma poi il processo si è bloccato. E' evidente che non tutti sembrano avere piena consapevolezza dei pericoli che sovrastano la sinistra, che non solo rischia la marginalizzazione ma addirittura l'implosione. Non si va da nessuna se si parte con una semplice alleanza elettorale: manca di appeal, non suscita entusiasmo, aspettative, fiducia, né quindi consenso. Il popolo della sinistra non si sente rappresentato da una frammentata manciata di partitini e l'astensionismo di sinistra è un rischio reale.
Non basta, perciò, parlare di confederazioni, di patti di unità di azione, di portavoci unici e di tutta quella congerie di marchingegni tattici che non aggrediscono a fondo il problema e che non sarebbero in grado di accendere nuove speranze né di infiammare i cuori. Chi ha coraggio lo tiri fuori ora e si esponga, se davvero crede all'unità.
La federazione è credibile solo, visti i tempi stretti, se si pone come un primo passo verso un partito unico della sinistra unita e plurale, un partito popolare e democratico, con un'etica, una struttura, una organizzazione, una disciplina interna. Un partito di governo, che ha un progetto di governo anche quando dovesse stare all'opposizione. Un grande partito, a cui guardano milioni di cittadini italiani, non può definirsi tale se non supera almeno il 10%; altrimenti resta un club.
Occorre oggi rompere gli indugi e compiere rapidamente un'accelerazione verso il processo unitario, abbandonando i deprimenti tatticismi ed i vecchi vizi da e del ceto politico.Occorre un'unità vera, un'unità che chiami alla partecipazione ed al protagonismo tutto il popolo della sinistra che va ben oltre gli iscritti ed i simpatizzanti degli attuali partiti. Un'unità che si costruisca su un progetto di trasformazione della società, sulla difesa dei ceti più deboli, sull'esercizio della democrazia e non solo sulle simbologie.
E' quindi indispensabile che la sinistra si presenti alle elezioni anticipate con una lista unica per dare il segno concreto della sua scelta irreversibile per l'unità, ma occorre aver chiara e comunicare esplicitamente agli elettori l'idea di voler conquistare voti per governare. Per far questo, oltre alla determinazione, ci vogliono decisioni coraggiose che non portino a scelte personalistiche e/o settarie. E' necessario indicare la volontà di ricercare una eventuale possibile alleanza con il Pd, da pari a pari, non subalterna, per costruire un nuovo centro-sinistra che faccia tesoro degli errori della esperienza dell'Unione; alleanza da costruire su punti condivisi, se ve ne saranno, nell'interesse del paese.Occorre quindi, come sta avvenendo in moltissimi territori, costruire in ogni parte dell'Italia quella sinistra unita, popolare, plurale e democratica che era stata la stella polare della grande Assemblea Nazionale del 8 e 9 dicembre scorso alla quale avevano dato piena adesione e si erano impegnati anche i quattro Partiti della sinistra.
La catastrofe elettorale e i congressi deprimenti recentemente terminati hanno ulteriormente peggiorato la situazione di frammentazione della sinistra e di disorientamento dei cittadini non direttamente coinvolti. Altro che mancanza di appeal! C'è il rischio fondato di disgustare per sempre il nostro popolo, che prima di essere considerato fatto di possibili elettori va visto come insieme di soggetti che non sanno più dove collocare le loro speranze e aspettative di mutamento della società, di una società che non piace e non accoglie; non sanno in chi avere fiducia, con chi e come concretamente operare.
Questo porta al qualunquismo, al grillismo, al riflusso localistico leghista, insomma a destra.E di questo siamo tutti responsabili, noi che ci diciamo o pensiamo sinistra.
Quindi basta con i marchingegni tattici. Tiriamo fuori un progetto credibile e attraente che dia speranza e quindi voglia di impegnarsi. Non osiamo adoperare il verbo "lottare": c'è molta strada lunga e faticosa da fare per arrivare a questo punto. Rinnoviamo però l'appello: chi ha coraggio si esponga, ma senza mire personali, per salvare una sinistra per l'Italia.Nei territori vi sono gruppi, associazioni e altro che lavorano e tentano di costruire forme nuove della politica, che purtroppo convivono con le vecchie oligarchie dei partiti in frantumi.Non sappiamo come si possa superare questo momento, salvo che parlando di contenuti, in modo costruttivo. Fare politica non "contro" ma "per".
*Associazione Luigi Longo
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