4 dicembre 2007
La Commissione Lavoro della Camera aveva introdotto nel DDL Welfare l'eliminazione del tetto delle 80 notti necessario per definire usurante una occupazione. La modifica è stata poi cancellata nel testo sottoposto al voto di fiducia e poi approvato. Un errore che allo Stato finirà per costare anche in termini economiciUna delle modifiche migliorative che la Commissione Lavoro della Camera aveva introdotto nel DDL Welfare e che sono poi state cancellate nel testo sottoposto al voto di fiducia è l'eliminazione del tetto delle 80 notti necessario per definire usurante l'occupazione svolta dai lavoratori in turni notturni. La vicenda segna un brutto colpo per quanti ritengono possibile un rapporto dialettico e costruttivo tra coloro che sostengono il primato del diritto alla salute e a condizioni di vita e di lavoro più umane e quanti, invece, continuano a ritenere che tutto debba sottostare alla logica del mercato e del capitale. Coloro che si sono adoperati (in modo attivo o anche solo per ignavia) per bloccare una operazione di semplice buonsenso hanno dimostrato di non saper vedere al di là del proprio naso poiché, alla fine del gioco, i costi sociali ed economici per lo Stato saranno molto più alti al momento in cui esso dovrà intervenire per i danni alla salute che la condizione di turnista di notte inevitabilmente produce anche nel fisico più giovane e più robusto.I risultati di specifici studi scientifici hanno evidenziato un'alta prevalenza di ipertensione arteriosa in soggetti che svolgono lavoro a turni diurni e notturni e contemporaneamente una bassa frequenza di ipertensione arteriosa in soggetti con attività esclusivamente diurne. Gli stessi studi hanno messo in evidenza l'incremento di patologie cardiovascolari tra i lavoratori notturni individuando una stretta associazione tra lavoro a turni e malattie cardiovascolari.La stessa Direttiva Europea 93/104 riconosce che l'organismo umano è più vulnerabile di notte nei riguardi di alterazioni ambientali e che certe forme stressanti di organizzazione del lavoro e lunghi periodi di lavoro notturno possono essere deleteri per la salute.La decisione del Parlamento italiano si colloca ben al di fuori della citata Direttiva europea della quale è utile richiamare alcuni altri aspetti inerenti sempre il lavoro notturno.Ai sensi di quella Direttiva si intende:per "periodo notturno", qualsiasi periodo di almeno 7 ore, definito dalla legislazione nazionale e che comprenda in ogni caso l'intervallo tra le ore 24 e le ore 5;per "lavoratore notturno", qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga almeno 3 ore del suo tempo di lavoro giornaliero, impiegato in modo normale; e qualsiasi lavoratore che possa svolgere durante il periodo notturno una certa parte del suo orario di lavoro annuale, definita a scelta dallo Stato membro interessato.Tale direttiva norma anche fra le altre cose la valutazione della salute dei lavoratori notturni e le garanzie per il lavoro in periodo notturno.Secondo la Circolare 13/2000 del Ministero del Lavoro:...è da considerarsi come "notturno" il lavoro che non sia inferiore alle sette ore consecutive all'interno delle quali vi deve essere contenuta la fascia oraria tra le 24 e le 5 del mattino.Più semplicemente è considerato lavoro notturno quello prestato:dalle ore 22 alle ore 5;dalle ore 23 alle ore 6;dalle ore 24 alle ore 7.... è considerato lavoratore notturno chiunque svolga, in via non eccezionale, "una parte" del suo normale orario di lavoro durante il periodo notturno come sopra indicato.Il lavoro notturno ed i lavoratori notturni... entrano nelle procedure di tutela disciplinate dal D.lgs 19 settembre 1994 n 626 e successive variazioni.Infatti nei confronti dei suddetti "lavoratori notturni", il datore di lavoro deve provvedere,tramite il medico competente:alle visite mediche preventive ...alle visite mediche periodiche, almeno ogni due anni, per accertare il loro stato di salute;alle visite mediche in caso di evidenti condizioni di salute incompatibili con il lavoro notturno...Per calcolare il numero teorico di turni notturni vi sono diversi sistemi a seconda delle modalità di scorrimento dei turni (3-1= 3 mattine, 1 riposo, 3 pomeriggi, 1 riposo, 3 notti, 1 riposo; il sistema a scorrimento decrescente = 1 pomeriggio, 1 mattino, 1 notte, 1 riposo; ed altri sistemi).A seconda del sistema varia (anche se di poco) il numero annuo dei turni. E' chiaro, ad esempio, che se si concentrano le ore lavorative in turni che sono di 9-10 ore, anziché le canoniche 8, il riposo non sarà di 24 ore bensì più lungo. Questo sistema è in uso il moltissime amministrazioni pubbliche (esempio gli ospedali) perché consente il raggiungimento delle 36 ore settimanali contrattuali ed una maggiore soddisfazione del personale dipendente che può usufruire di un riposo più lungo, a parità di n° di turni coperti (eventuali). L'altro sistema (3-1)è sempre più abbandonato perché prevede una concentrazione alta di turni notturni consecutivi. Ma vi sono situazioni in cui il n° di notti consecutive è ancora più alto (fino a 10). Così come esistono situazioni nelle quali il turno notturno è anche di 12 ore (è il caso delle Guardie Attive ospedaliere).Basta un semplice calcoletto aritmetico per dimostrare l'iniquità della proposta sui lavori usuranti per quanto riguarda il tetto minimo di turni notturni.Valutando il sistema più semplice e comprensibile, utilizzando i riferimenti contrattuali della Pubblica amministrazione, risulta:365 gg/anno - 36 ferie - 4 festività soppresse = 325 gg325/4 = 81 turni (81 mattine, 81 pomeriggi, 81 notti, 81 riposi) con il resto di 1.Balza agli occhi che, per poter rientrare nella categoria dei lavori usuranti così come è stata votata alla Camera (un tetto minimo di 80 turni notturni), il lavoratore potrà ammalarsi (o prendere un permesso o far fronte ad una emergenza) solo 5 giorni in un anno (una sindrome influenzale è già troppa), poiché se scende sotto la soglia dei 320 giorni complessivi, non può raggiungere gli 80 turni notturni. A meno che non decida di ammalarsi a incastro (solo quando è in turno pomeridiano o mattutino)!La proposta governativa contiene una involontaria dose di ironia laddove, ripristinando la base minima degli 80 turni annui, si pone a sostegno della tesi che coloro che superano gli 80 turni notturni/anno devono godere di una salute ferrea; ergo, almeno per loro, non è vero che le notti siano usuranti; ma nello stesso tempo questi lavoratori "robusti e fortunati" sono "premiati" con la possibilità di anticipare il pensionamento.Invece, i lavoratori "più fragili" che per qualche ragione di salute non riescono a raggiungere il tetto delle 80 notti perdono il diritto ad andare in pensione anticipatamente.Siamo al festival del grottesco e del contraddittorio.Stabilire una base minima di 60-65 turni/annui dimostrerebbe che i lavoratori vengono (ancora) considerati, almeno dai legislatori se non dai datori di lavoro, come persone e non solo risorse-fattori produttivi. Invece ancora nel terzo millennio il lavoro come merce non è scomparso.
Piercarlo Albertosi e Grazia Paoletti - Associazione Luigi Longo
giovedì 3 aprile 2008
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